Maurizio Lupi

 Ora andiamo avanti fino a febbraio
Giugno 9, 2017

Ora andiamo avanti fino a febbraio

Intervista pubblicata su “AVVENIRE” del 09/06/2017
II capogruppo di Ap: accordi extraparlamentari non reggono, le Camere lavorino sulla manovra
Di Matteo Marcelli 

«Quando fai un patto basato solo sui numeri e non sulla forza politica dei contenuti è normale che fallisca». Maurizio Lupi, capogruppo alla Camera di Ap tra gli esclusi dal patto sulla legge elettorale, ha le idee chiare su ciò che è successo ieri in aula, ma resta convinto che l’iter del testo sulle regole del gioco possa continuare.

Onorevole,qualcosa è andato storto, che idea si è fatto? 

Era chiaro che l’accordo tra Pd e M5S non avrebbe retto I patti extraparlamentari non vanno mai fatti. E l’aula a dover discutere e a deliberare. O un accordo è politico e c’è convinzione sui contenuti o non se ne fa nulla. Non è accettabile un’intesa stipulata da 4 contraenti esterni alle Camere. Ma c’è stato anche un altro errore fondamentale.

Quale?

Far coincidere la discussione sulla legge elettorale con lo scioglimento delle Camere. Sono due momenti distinti.

Quale scenario, adesso?

 Mi auguro che si torni in commissione, si individuino i punti di mediazione e si riprenda a lavorare: abbiamo la manovra da approvare, con interventi importanti come l’Iva e gli aiuti alle famiglie, la nota di aggiornamento al def e altri provvedimenti.

Da come parla sembra che il voto anticipato sia ormai un miraggio. 

Il Pd ha detto che la legislatura arriverà a scadenza naturale e che la legge elettorale non ha nulla a che fare con il voto anticipato, quindi mi pare che la strada sia tracciata.

Ma lei ci crede? C’è chi paventa addirittura l’ipotesi decreto.

Credo che quella sia l’extrema ratio. Questo parlamento è in grado di fare il suo lavoro, inclusa la legge elettorale. Basta mediare e trovare le convergenze senza rincorrere le urne anticipate.

Cosa servirebbe per avere 11 vostro appoggio? 

I punti fondamentali sono tre: la scelta diretta dei parlamentari, un premio di governabilità e una divisione in collegi stabilita su proposta del ministero degli Interni e non disegnata dal parlamento. 

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