Maurizio Lupi

 Porti, la mia riforma: authority logistiche e nuova governance
Maggio 22, 2014

Porti, la mia riforma: authority logistiche e nuova governance

Intervista a La Repubblica, edizione di Genova, del Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti Maurizio Lupi. “Porti, la riforma di Lupi: Authority logistiche e nuova governance” di giovedì 22 maggio.

“Voglio essere sincero, questa regione di ha sorpreso” – ha dichiarato il Ministro – perché nonostante qualcuno si rifugi nei localismi, la Liguria rivela potenzialità”.
Servizi alle merci e alle persone, che attraverso il mare e le grandi reti logistiche, potrebbero davvero renderla una regione modello. Intanto a giugno il Ministro presenterà il testo di riforma della 84-94.
 
Ministro, le sue visite in Liguria si sono intensificate in queste ultime settimane, complici le elezioni europee.
«Non c’è solo la politica a spingermi qui. Sicuramente le elezioni mi hanno dato la possibilità di stare più vicino agli amministratori e alla gente comune, cercando di far passare il nostro messaggio, quello di un Nuovo Centrodestra che vuole proporsi come soggetto capace di passare dalle parole ai fatti».
 
Non è la prima volta che i liguri se lo sentono dire, sa?
«Lo immagino, ma io insisto sulla necessità di impostare un dialogo nuovo fra cittadini e istituzioni, è questo il punto di svolta. Ci vuole la capacità, ma prima ancora la voglia, di rialzare la testa. E se c’è la capacità di rimettersi in gioco, allora si possono raggiungere obiettivi importanti. E questo, mi creda, mi sento di dirlo indipendentemente dalla campagna elettorale».
 
Ministro, parlava di infrastrutture come chiave di volta del sistema ligure. Perché sono così determinanti?
«Perché sono la prima grande risorsa del territorio ligure. Guardiamo alla posizione della Liguria, baricentrica fra Nord Europa e Nord Africa, con un mare che è una forza naturale e una grande quantità di merce da far correre sulle ferrovie. Ecco, tutto questo non è solo la ricchezza della Liguria, ma dell`intero sistema Paese italiano».
 
Però?
«Però un po’ mi arrabbio quando vedo che queste opportunità non vengono colte fino in fondo o peggio vengono osteggiate. Ci sono le risorse finanziarie, a cominciare dal terzo valico. Perché rischiare di fermarsi?
E lo stesso vale per altri interventi che ho seguito nei mesi scorsi, la manutenzione straordinaria del territorio, il doppio binario per il ponente ligure, la gronda. Chi accetta questa sfida diventa strategico e chi la rifiuta si consegna alla paralisi ed è ai margini».
 
E’ pure riuscito a correre in Liguria, lei che è un maratoneta?
«Il sindaco di Beverino, Costa, è un maratoneta come me e ha i miei stessi tempi, lui 3 ore e 44, io 3 ore e 45. Abbiamo deciso di correre insieme, di sfidarci. Magari sulla ciclabile lungo il mare».
 
Ministro, si prepara a presentare un testo di riforma della portualità. In tanti suoi predecessori ci hanno provato, nessuno ci è mai riuscito. Perché dovrebbe farcela lei?
«Non sono io che devo farcela, ma il Paese. Il testo che presenterò a giugno dà alla portualità italiana quel ruolo di centralità che spesso non è stato colto. So bene che inizierà un confronto serrato e non ho problemi, ma fin d’ora invito tutti a superare i localismi e a guardare oltre».
 
Conosce bene la situazione della Liguria, le proteste di Savona alla nascita di una nuova authority con Genova, il desiderio della Spezia di stare per proprio conto.
«Senta, le rivendicazioni dei territori sono giuste e le capisco, ma qui stiamo ragionando in un confronto internazionale. Pensi ai grandi sistemi del Nord Europa o a quello che accadrà con il Nord Africa, quando le tensioni politiche che hanno fino a oggi frenato lo sviluppo finiranno.
Ecco, dobbiamo farci trovare pronti, non avere timori di innovarci, superare le resistenze».
 
Lei è ottimista?
«Quando sono stato in visita al porto di Genova con il presidente dell’authority Merlo sono stato molto colpito dagli incontri che ho avuto con i terminalisti. Uno in particolare ( l’ad di Vte Danesi n. d. r.) mi ha spiegato molto chiaramente la disponibilità del suo gruppo a investire. “Chiediamo solo la certezza dei tempi” mi ha detto.
Ed è questo il punto. I porti liguri hanno una grande vocazione all’internazionalizzazione e alla crescita dei traffici, ma chiedono risposte chiare sulla realizzazione delle opere. Per questo, nella riforma, il tema della logistica sarà centrale».
 
Si ridurrà il numero delle authority, ha spiegato nelle scorse settimane e si punterà sui port core, cioè connessi alle grandi reti infrastrutturali europee.
«Il problema non sarà quello di eliminare authority, le dico subito che l’autonomia gestionale dei singoli porti resterà. Ma in cima a tutto ci sarà la grande area strategica logistica portuale, il distretto che sarà come una holding mentre le società saranno rappresentate dai singoli porti che faranno le loro scelte.
Ma non sarà più immaginabile che ogni porto farà la sua programmazione e investirà soldi senza tenere conto di ciò che avverrà nell’area logistica».
 
Ci sarà anche una nuova governance per le authority?
«Questo è un altro grande tema che affronteremo, insieme ai piani regolatori portuali e all’organizzazione del lavoro. Le authority hanno bisogno di uomini in grado di avere visioni di questo tipo e li metteremo in condizione di governare lo sviluppo attraverso gli strumenti di pianificazione.
Ne discuteremo in Parlamento, il testo non è scolpito nella pietra, ma ci muoviamo spinti dal coraggio di innovare».

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One thought on “Porti, la mia riforma: authority logistiche e nuova governance

giovanni lacavasays:

le autoritys operano in funzione delle loro potenzialità.Se riescono a catturare fette di mercato ,tanto meglio.Non è detto che i traffici internazionali si sviluppino punto punto.Avere diversi porti ,anche vicini favorisce lo snellimento delle attività. Perchè distruggere il lavoro fatto in tanti anni?.Perchè accentrare tutto su una sola autority ,che comunque farà l’interesse della città di riferimento ? Vediamo le cose sotto il profilo della suddivisione del benessere e non come avete fatto in Puglia con aeroporti puglia,che ha sacrificato Taranto per il problema degli aeroporti pugliesi che non sono per definizione “sistema aeroportuale ” No c’è mai stata concorrenza ,perchè Bari non lo ha mai consentito ,grazie anche al mancato controllo del Suo ministero.Anchè in questo caso provvederà la magistratura.

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