Maurizio Lupi

 MOZIONE sul caso Asia Bibi
Novembre 6, 2018

MOZIONE sul caso Asia Bibi

LA CAMERA DEI DEPUTATI, PREMESSO CHE:
il calvario di Asia Bibi, contadina di Ittanwali nel Punjab, inizia nel 2009. Durante una
giornata passata a lavorare nei campi, due vicine si rifiutano di bere alla fontana
dove ha bevuto lei. È cristiana, quindi è impura. Secondo alcune versioni lei avrebbe
offerto dell’acqua, secondo altre le vicine avrebbero rifiutato un bicchiere perché
reso impuro dal contatto con le sue dita. Ma le versioni sono divergenti, ed è questo
che oggi le ha salvato la vita: nessuna è stata giudicata attendibile. Di certo c’è che si
scatena un litigio. Asia Bibi si è rifiutata di convertirsi all’islam, spiegando quanto
fosse grande tutto quello che Dio aveva fatto per lei nella vita. Di conseguenza, le
donne l’hanno accusata di blasfemia per insulti al profeta Maometto;
le vicine si rivolgono all’imam del paese, che non ha assistito alla scena ma che fa
proprie le accuse di blasfemia lanciate contro Asia. Il suo principale accusatore è
quindi un imam, Qari Muhammad Sallam, che l’ha denunciata cinque giorni dopo i
fatti ammettendo di non aver sentito di persona gli insulti «a Maometto e al
Corano». Asia rischia l’immediato linciaggio, e poi viene arrestata. Passerà in
prigionia quasi dieci anni;
l’11 novembre del 2010 il tribunale del distretto di Nankana la condanna a morte.
I legali difensori di Asia presentano ricorso all’Alta corte del Punjab., ma dopo tre
anni l’Alto tribunale conferma la condanna. La difesa presenta il ricorso alla Corte
Suprema mentre inizia a prendere forza un movimento d’opinione a livello
internazionale. Nel 2015 papa Francesco incontra il marito di Asia Bibi: «Prego per
lei e per tutti i cristiani perseguitati». Il 24 febbraio 2018 incontra la famiglia in
udienza privata in Vaticano: “Vogliamo pregare con il Santo Padre”, annunciano il
marito e la figlia della donna cristiana condannata a morte. In questa occasione papa
Francesco dona alla famiglia di Asia un rosario che la donna riceve nel carcere di
Multan nel mese di marzo 2018;
il caso viene esaminato diversi anni dopo: Asia rimane in carcere per tutto questo
tempo, sottoposta a condizioni di detenzione molto dure;
l’esecuzione della pena – si tratta della prima vittoria processuale – viene sospesa.
Ma per la piena revisione del caso ricominciano i rinvii. Intanto, nel 2017, uno dei
suoi principali avvocati, il cristiano Sardar Mushtaq Gill, è costretto ad abbandonare
la professione dopo una raffica di intimidazioni e il sequestro della famiglia. Le resta
un legale musulmano, molto combattivo, che si chiama Saiful Malook e che continua
a impostare la battaglia processuale sull’inconsistenza delle testimonianze a carico;
all’inizio di ottobre 2018 nuovo rinvio: la Corte suprema ascolta l'appello della difesa
contro l'esecuzione, ma prende tempo per decidere, senza annunciare una data per
la sentenza. Gli islamisti pakistani minacciano "pericolose conseguenze" se la donna
sarà assolta: "Se non sarà fatta giustizia e la condanna di Asia sarà trattata con
indulgenza o con leggerezza o cercherà di fuggire in un altro Paese, ci saranno
conseguenze pericolose" si legge in una nota del partito politico radicale pachistano
Tehreek-e-Labbaik (Tlp) che nelle ultime elezioni ha difeso con forza l'applicazione
della legge sulla blasfemia. Il Tlp esorta il governo a non cedere alla pressione delle
Ong, "nemiche del Paese" o dell'Unione europea e quindi a confermare la condanna
alla pena di morte;
Il 31 ottobre 2018 arriva l’assoluzione che dà piena ragione alla difesa. Il processo, si
legge nella sentenza, si è basato sulla testimonianza poco chiara e molto
contraddittoria dell’imam del villaggio. "La pena di morte viene annullata. Asia Bibi
è assolta da tutte le accuse" ha detto il giudice Saqib Nisar leggendo il verdetto della
Corte. Nisar nella sentenza ha citato il Corano, scrivendo: "La tolleranza è il principio
fondamentale dell'Islam". In base a questa sentenza Asia Bibi può tornare libera;
delle tre persone che hanno reso possibile ad Asia Bibi di non morire sulla forca due
sono stati uccisi, il terzo è un dead man walking.
Il governatore musulmano e liberale Salman Taseer è stato ucciso da una delle sue
guardie del corpo con nove colpi alla testa perché difendeva Asia e i cristiani
perseguitati.
Il ministro cattolico del Pakistan Shahbaz Bhatti per aver difeso Asia è stato
ammazzato con trenta colpi di arma da fuoco dopo aver fatto visita alla madre.
L'avvocato di Asia, Saif-ul-Mulook, in fuga dal Pakistan, h detto: “Questo è il giorno
più bello e più felice della mia vita. Ma non ho alcuna sicurezza. Nessuna sicurezza e
io sono l'obiettivo più facile […] chiunque può uccidermi. Se conduci questi casi, devi
essere pronto alle conseguenze. Penso che sia meglio morire da uomo coraggioso e
forte che morire come un topo”;
la condanna di Asia Bibi è stata pronunciata in base alla cosiddetta “legge nera” sulla
blasfemia, introdotta nel codice penale pakistano nel 1986. Non c’è peggiore
disgrazia per un cristiano che essere accusato di blasfemia, infatti le pene per chi
insulta l’Islam, Allah o Maometto, includono l’ergastolo e la condanna a morte.
L’accusato può salvarsi convertendosi all’Islam;
in Pakistan la legge sulla blasfemia è stata applicata in 1.300 casi e ha provocato 40
condanne a morte. Ci sono state inoltre 60 esecuzioni extragiudiziali o assassini
eccellenti. Lo scorso anno è stato avviato l’iter per la sua revisione, bloccato però dal
no dei partiti integralisti;
in Pakistan, dopo la sentenza favorevole ad Asia Bibi, gli islamisti sono scesi in piazza
al grido di: "Morte ai giudici". La sommossa ha bloccato la liberazione di Asia. In
cambio della fine delle manifestazioni il Governo ha vietato ad Asia Bibi di lasciare il
Paese, nonostante negli ultimi giorni diversi Paesi occidentali si fossero offerti di
accettare una sua eventuale richiesta di asilo. Il Governo si è inoltre impegnato a
non opporsi a un eventuale appello contro la decisione della Corte suprema e ha
stabilito la scarcerazione di tutti i manifestanti che a causa delle violenze degli ultimi
giorni erano stati fermati dalla polizia;
la famiglia di asia Bibi vive da giorni nella paura di essere uccisa, il marito, prima ha
fatto un appello alla comunità internazionale, poi tramite un video rilasciato ad
Aiuto alla Chiesa che soffre si è appellato direttamente all’Italia perché aiuti la sua
famiglia a lasciare il Pakistan.
IMPEGNA IL GOVERNO:
a compiere tutti gli atti necessari presso il Governo Pakistano perché sia risolta in
modo favorevole come da sentenza di proscioglimento la vicenda di Asia Bibi,
assolta in base alla legge e al Corano dal reato di blasfemia;
a promuovere iniziative presso le organizzazioni internazionali e presso l’Unione
europea al fine di promuovere la questione della libertà religiosa come diritto
fondamentale dell’individuo, iniziative dirette a far sì che il rispetto della libertà
religiosa diventi un principio fondamentale da affermare e garantire nei rapporti tra
Stati;
ad adottare le misure necessarie perché lo Stato italiano per primo ponga il rispetto
della libertà religiosa a base del suo rapporto con gli altri Stati, specialmente quelli in
cui questo diritto non è pienamente assicurato. Il rispetto della libertà religiosa è
infatti condizione minima della democrazia;
ad assicurare protezione ai perseguitati per motivi religiosi, anche attraverso gli enti
che a livello internazionale si occupano del rispetto dei diritti umani;
ad accogliere l’appello del marito di Asia Bibi perché a lei e alla sua famiglia venga
concesso il diritto di asilo in Italia, ad adoperarsi con il Governo pakistano per
l’immediata liberazione della donna cristiana e la concessione della possibilità di
espatrio; nelle more il Governo italiano richiederà al Governo Pakistano un formale
impegno che garantisca la sicurezza della famiglia di Asia Bibi.

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