
Nel ricordarci che la libertà è responsabilità e non solo possibilità ci invita ad assumere il compito proprio del nostro impegno: avviare nel tempo processi orientati al bene comune e non finalizzati alla mera occupazione di spazi di potere.
A questa priorità, capace di visioni a medio e lungo termine, deve essere orientato anche il nostro intervento sull’immigrazione, che ha un dovere di accoglienza nell’immediato di quelli che il cardinale Parolin ha chiamato ‘questi nostri fratelli’ e un dovere altrettanto urgente di progetti alternativi a una immigrazione massiccia e incontrollata e di sviluppo per i paesi di provenienza dei migranti.
Fa male sentirsi dire che in questa azione l’Unione europea sembra assente, ma è purtroppo vero. Il richiamo del cardinale va colto in tutta la sua drammaticità. Così come va seguito il suo appello al dialogo culturale, ecumenico, inter-religioso, sociale e politico come contributo a un nuovo ordine.
Il dialogo è la capacità e la forza di chi ha qualcosa da proporre, non, come si mistifica spesso, la rinuncia all’identità