Maurizio Lupi

 COR. SERA: GIUSTO PER IL COLLE UN ASSE AMPIO MA SE NON VA, NESSUN VETO SU BERLUSCONI
Dicembre 10, 2021

COR. SERA: GIUSTO PER IL COLLE UN ASSE AMPIO MA SE NON VA, NESSUN VETO SU BERLUSCONI

Il centro ormai è un incrocio tra l’Araba fenice che risorgerà dalle sue ceneri e il Godot di Samuel Beckett, che tutti aspettano.

Matteo Renzi e Giovanni Toti testano una federazione in Parlamento con numeri da far pesare nell’elezione del Quirinale.

Del centro c’è bisogno, eccome. Ma pensare di ricostruirlo nell’Aula del Parlamento e non in mezzo alla gente mi sembra una cosa poco lungimirante. Vede, io sono un fan della Prima Repubblica e penso che dagli errori di quell’esperienza ci sia solo da imparare. Fare le operazioni politiche esclusivamente nel Palazzo significa ignorare che presto o tardi ci sono le elezioni e rischi di trovarti senza voti.

A Maurizio Lupi, ex ministro e oggi presidente di Noi con l’Italia, il modellino calato dall’alto del nuovo Centro di cui si parla nell’ultima settimana non piace. Ne parlerà all’assemblea nazionale del partito in programma domani a Palermo.

Tanti riferimenti a De Gasperi, tantissimi.

Un altro dei problemi è che tutti si sentono De Gasperi ma ignorano la lezione di Don Sturzo, senza il quale a De Gasperi non saremmo mai arrivati.

Cioè?

L’appello ai “liberi e forti” da cui prese le mosse il Partito popolare italiano, più di un secolo va, arrivò solo dopo che don Sturzo fece il giro d’Italia ascoltando le persone, le associazioni, tutti. Allo stesso modo, chiunque abbia l’ambizione di rafforzare il Centro deve partire da lì, dal Paese; non certo dai banchi del Parlamento e dai numeri da far pesare o meno nell’elezione del presidente della Repubblica. Discutiamo di proposte. La scuola, per esempio: vogliamo continuare con la politica che si riempie la bocca della qualità della scuola italiana rimanendo il Paese che in Europa paga di meno i propri insegnanti o vogliamo finalmente aumentare gli stipendi agli insegnanti stessi? Lo stesso discorso lo si può fare con gli infermieri.

Resta il fatto che il presidente della Repubblica bisognerà eleggerlo. E che ogni voto peserà.

Non lo dimentico. Altri però non dimentichino che con l’andare da soli non si va da nessuna parte, perché piaccia o meno il bipolarismo c’è ancora.

Si riferisce a Calenda?

Calenda dice sempre che va da solo. Io, per esempio, sto nel centrodestra. E lavoro perché, nel centrodestra, il centro sia rafforzato.

Enrico Letta, intervistato dal Corriere tv, ha detto che il prossimo presidente della Repubblica andrebbe eletto con una maggioranza larga, coinvolgendo anche la Meloni.

Sono d’accordo con lui. Prima di arrivare a discutere di persone, partiamo dal metodo. Sono convinto anch’io che l’attuale opposizione di Fratelli d’Italia debba essere coinvolta, vediamo se ci si riesce.

E se non ci si riuscisse?

In questo caso, nessuno consideri “una forzatura” la candidatura di Silvio Berlusconi, tanto per fare un esempio. Il presidente della Repubblica deve essere il presidente di tutti nell’esercizio delle sue funzioni, non nella sua elezione. Nessuno trovò scandaloso che Romano Prodi fosse il candidato nel 2013; così come nessuno protestò con Sergio Mattarella, che era il candidato di una parte, e che oggi viene riconosciuto come un ottimo presidente da tutti. Proviamoci, come dice Letta, ad eleggere un presidente tutti insieme. Ma se non ci si riuscisse, anche Berlusconi deve avere la possibilità di provarci senza che nessuno batta ciglio.

 Intervista sul Corriere della Sera, 10 dicembre 2021, di Tommaso Labate

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