Maurizio Lupi

 La legge sul fine vita va approvata. A gennaio riprenderemo a lavorarci
Novembre 19, 2025

La legge sul fine vita va approvata. A gennaio riprenderemo a lavorarci

La legge sul fine vita va approvata. A gennaio riprenderemo a lavorarci

 

Sono passati sei anni dalla storica sentenza della Corte costituzionale sul suicidio assistito. La Consulta, in quell’occasione, chiese al Parlamento di intervenire con urgenza per colmare il vuoto legislativo, ma fino a oggi nessuna maggioranza è riuscita a offrire una risposta. «Adesso è arrivato il momento», dice Maurizio Lupi, leader di Noi Moderati. «E penso si possa fare una promessa: riusciremo ad avere una legge entro la fine della legislatura».
Cosa le fa pensare che sia la volta buona?
«Il fatto che questa maggioranza voglia chiaramente andare avanti. Abbiamo presentato proposte al Senato, siamo arrivati alla presentazione degli emendamenti. Adesso a Palazzo Madama si sta discutendo la legge di Bilancio, ma da gennaio potremo tornare a lavorare sul testo».
Il clima, con il centrosinistra, non è di grande collaborazione. Dicono che la vostra proposta è peggiore del non avere nessuna legge.
«Dobbiamo evitare scontri ideologici su un tema delicatissimo. Le tifoserie non fanno bene. Spero ci sia invece un confronto sano, serio, che parta però da alcuni paletti che per noi sono fondamentali».
Quali?
«Non si può chiedere a questa maggioranza di assicurare un diritto alla morte o un diritto al suicidio. C’è, invece, un diritto alla vita: è fondamentale. E il primo dovere del legislatore è quello di garantire la migliore assistenza al malato, fino alla fine, con cure palliative e assistenza per garantire che chi versa in condizioni critiche non sia lasciato solo.

Dove si inserisce, in questa visione, il diritto al suicidio assistito?
«Come dice la sentenza della Corte, si tratta di una assoluta eccezionalità. Porto tutto il rispetto per posizioni e drammi personali. Ricorderò sempre Enzo Jannacci che, parlando del caso di Eluana Englaro, diceva fosse necessaria “la carezza del Nazareno”. Poi però, con questa sensibilità e questa attenzione, il legislatore deve delimitare il campo. Anche per evitare che le diverse Regioni, uscendo dalle loro competenze, legiferino ognuna a modo loro».
Il governo ha impugnato le leggi di Toscana e Sardegna, ma le Regioni non colmano un vuoto normativo?
«Sbagliano. La loro competenza in materia sanitaria riguarda la garanzia delle cure e dei Livelli essenziali di prestazioni. L’assistenza al suicidio non lo è».
Perché nella vostra proposta di legge volete escludere che il Sistema sanitario nazionale abbia un ruolo?
«Perché deve dare cure e prestazioni per la vita, non per porre fine alla vita. Ci sono tipi di prestazioni che non sono coperti dal Ssn, perché non ritenuti fondamentali nel diritto alla cura. Non si capisce per quale ragione una scelta come quella debba essere garantita dal Servizio sanitario».
Ma in questo modo non si arriva a privatizzare il diritto al suicidio assistito?
«Non esageriamo. Non si tratta di privatizzare un diritto. È come quando ci si rivolge a un medico e si paga una prestazione. La legge deve essere un modello, un esempio da percorrere, all’interno dello Stato. Non si può chiedere allo Stato di andare in direzione contraria al modello che deve rappresentare».

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