Maurizio Lupi

 Da noi nessun ricatto, ma fermiamo i listoni unici
Luglio 11, 2016

Da noi nessun ricatto, ma fermiamo i listoni unici

Appoggio esterno senza senso

ROMA «Non abbiamo mai fatto ricatti». 
Mai detto a Renzi «o cambi l’Italicum o togliamo l’appoggio al governo», presidente Maurizio Lupi? « No. E mai abbiamo detto che avremmo votato no al referendum se la legge elettorale resta com’è. L’apertura di Renzi è un segnale importante. Se una legge può essere migliorata, si può e si deve farlo in Parlamento. Ma niente bracci di ferro, perché portano in un vicolo cieco».
 Per il dem Tonini, il fatto che i micropartiti chiedano il premio di coalizione è il «migliore argomento per conservare il premio di lista». «Se la maggioranza rischia di finire in un vicolo cieco è perché qualcuno, come Tonini, ha dimenticato che non siamo un micropartito. Siamo l’elemento fondamentale di una legislatura che si è posta il compito di fare le riforme e di tirare fuori il Paese dalla crisi. Se fosse stato per le microcorrenti del Pd non avremmo fatto la riforma costituzionale, il Jobs act, la scuola, l’abolizione del l’Imu… La debolezza di questo governo è pensare di essere un monocolore del Pd». 
Per i cinquestelle chi chiede il premio alla coalizione lo fa per salvarsi la poltrona. «Noi non abbiamo nessuna paura. Chiediamo di cambiare l’Italicum perché i partiti si preparano a fare dei listoni che in realtà sono delle coalizioni, allora non è meglio fare chiarezza? Se poi il Pd vuole, si può presentare da solo come fa il M5S». 
Sosterrete Renzi al referendum di ottobre? «Noi lavoriamo convintamente per il sì. È un passaggio epocale, come quello del 1994 tra prima e seconda Repubblica. Agli amici di Ap e Ncd dico che dobbiamo rivendicare con forza il lavoro di questi tre anni e chiederci quale ruolo debba avere una cultura politica liberale e moderata in questa Italia nuova. Non possiamo rischiare che nel febbraio 2018 le uniche proposte in campo siano la sinistra di Renzi e il movimento populista di Grillo». 
Dieci senato riguidati da Schifani sono pronti a tornare con Berlusconi? «A parte che io non credo ci siano dieci senatori che vogliono tornare in Forza Italia, la nostra forza è stare insieme. Pagnoncelli ci dà al 4,5% e io penso che dobbiamo seguire il modello Milano e presentarci assieme a FI, a pezzetti di Pdl e a forze spappolate che rischiano di sparire, come Scelta civica . Berlusconi può capire che rigenerare un’area liberal popolare è un compito storico». 
Aleggia ancora l’idea dell’appoggio esterno? «Sarebbe un ritorno alla preistoria, che senso ha? Alfano ha parlato di tagliando dopo il referendum. Invece di pensare a vecchie formule lavoriamo per la legge di Stabilità del 16 ottobre, in cui si dovrà vedere il frutto del cambiamento che stiamo facendo».
È favorevole allo spacchettamento dei quesiti? «Dobbiamo essere realisti, purtroppo il referendum si è molto politicizzato. Se le domande saranno pertinenti, costringeranno a entrare di più nel merito e a non usare il referendum come strumento per mandare a casa qualcuno». 
Col senno di poi, rifarebbe il passo indietro dal ministero delle Infrastrutture? «Non rimpiango la scelta che ho fatto».
Fonte: Corriere della Sera
di Monica Guerzoni

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