Roma, 15 settembre 2025 – Onorevole Maurizio Lupi, dopo l’omicidio di Charlie Kirk anche in Italia si respira un clima d’odio?
“Purtroppo troppo spesso in politica consideriamo l’altro non come l’avversario, ma – spiega il leader di Noi moderati – come un nemico da abbattere. Ci salviamo solo perché usiamo le parole. Le parole, però, possono essere peggio delle armi e lo sappiamo benissimo: basta pensare agli anni Settanta e Ottanta e alle Brigate Rosse. In quel periodo i cosiddetti ‘cattivi maestri’, che teorizzavano l’odio sociale e l’abbattimento del potere, trovarono giovani che presero sul serio i loro discorsi e passarono dalle parole ai fatti”.
Secondo lei c’è il rischio che episodi come quello di Kirk possano accadere nel breve termine anche in Italia?
“Non siamo a quel livello, ma bisogna sempre stare molto attenti. Giustificare qualsiasi forma di violenza, fino ad arrivare all’omicidio, come è successo in America, dicendo: ‘Se l’è cercata’, è il più grande errore che possiamo commettere”.
Secondo il Dis “nel 2024 si è confermato il trend di progressivo innalzamento del rischio derivante dall’estrema destra suprematista” in Italia. L’omicidio di Kirk può accelerare il processo di radicalizzazione tra i giovani di destra nel nostro Paese?
“Mi auguro di no, ma la nostra intelligence fa bene a lanciare campanelli d’allarme. La sfida vera è la prevenzione. L’humus è fondamentale e a noi sta il compito di fertilizzare il terreno. Un tessuto sociale ed educativo forte, che accetti le sfide del futuro, è l’antidoto migliore contro qualsiasi estremismo”.
Bisogna aumentare la sicurezza agli eventi politici e attorno ai leader?
“Sicurezza e libertà non sono in contraddizione. Mantenere l’allerta alta è sempre indispensabile, anche perché essere uccisi per le proprie idee è inaccettabile”.
Meloni accusa la sinistra di minimizzare. Lei è d’accordo?
“Mi sarei aspettato condanne più nette. Ho sentito frasi come: ‘È stato un errore ammazzarlo, ma…’. Quel ‘ma’ non va bene”.
La sinistra, invece, accusa la destra di strumentalizzare. Lei cosa ne pensa?
“Sorrido, perché questo appartiene al dibattito politico. Ogni tanto la strumentalizzazione la vedo. Per esempio, ritengo grave la polemica politica sulla madre che va in vacanza due giorni con la propria figlia come regalo (il viaggio a New York della premier Meloni, ndr). L’avrei contestata su altri temi, più pertinenti alla sua attività politica. Poi ognuno sceglie la sua strada, ma quando si sbaglia bisogna ammetterlo. Quando sento il generale Vannacci usare un certo linguaggio che non condivido, dico che è sbagliato. Le parole non sono solo forma, ma sostanza”.
Lei ha invitato spesso a evitare toni incendiari. Non ha la sensazione di predicare nel deserto?
“No, perché sennò mi sarei tirato indietro e non avrei fondato Noi moderati. Vogliamo essere un esempio di dialogo”.
Fratelli d’Italia ha realizzato un dossier “Chi soffia sul fuoco”, che raccoglie gli episodi di violenza nei confronti dei politici di destra. È un documento che contribuisce ad abbassare i toni?
“Se quel documento fotografa la realtà, è giusto evidenziarla. Poi tutto dipende sempre dall’uso che se ne fa: non deve essere utilizzato per alimentare lo scontro politico, ma per dire: ‘Guardate, c’è qualcosa di sbagliato’”.
Calenda l’altro giorno ha detto a Schifani che la regione Sicilia è da cancellare. Anche questi sono toni incendiari?
“La Sicilia è una terra meravigliosa e ha tutte le possibilità per crescere. Non la eliminerei affatto. Nonostante i corteggiamenti di Tajani a Calenda, questa è la differenza tra Noi Moderati e Azione: io la Sicilia vorrei collegarla col ponte, non cancellarla”.
Intervista a il Quotidiano Nazionale