Maurizio Lupi

 Il mio intervento durante le dichiarazioni finale di fiducia al Governo Conte.
Giugno 6, 2018

Il mio intervento durante le dichiarazioni finale di fiducia al Governo Conte.

Il mio intervento durante le dichiarazioni finale di fiducia al Governo Conte.
 
Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, Noi con l’Italia non voterà la fiducia all’esecutivo mentre gli amici dell’USEI si asterranno e questo non perché, come i 5 Stelle hanno fatto fino a ieri con i loro avversari politici, consideriamo l’esecutivo il male assoluto, non perché riteniamo l’accordo tra due forze politiche che si sono presentate alternative agli elettori un inciucio, altra parola di cui il MoVimento 5 Stelle ha abusato.
Noi consideriamo che quello che avete fatto per dare una guida al Paese sia un atto di responsabilità che trova riscontro nella somma del voto proporzionale degli italiani e che testimonia, ancora una volta, che scopo della politica, da qualunque parte si collochi, sia servire il bene comune.
Noi non voteremo la fiducia a questo Governo perché, pur riconoscendone la piena legittimità, non condividiamo il contratto di governo. Il 37 per cento degli italiani che ha votato per la coalizione di centrodestra, nella quale noi siamo stati eletti, non ha votato per il reddito di cittadinanza e ha votato per il lavoro, non per l’assistenzialismo, il lavoro che danno le imprese. Il voto che ci è stato dato è stato su un programma in cui l’infrastrutturazione del Paese è considerata decisiva e indispensabile per lo sviluppo e la crescita della nostra economia. Nei proclami degli esponenti grillini tutto questo è messo in serio pericolo. C’è la bicicletta nel futuro dell’Italia o c’è la Pedemontana lombarda, quella veneta, la Bari-Napoli, il MOSE, l’approvvigionamento energetico, l’alta velocità, caro Ministro Toninelli, l’alta velocità che lei contesta radicalmente e che usa settimanalmente per andare a Milano e da Milano a Roma?
La storia del centrodestra, come l’esempio della Lombardia testimonia, ha sempre dato centralità all’educazione e all’istruzione in un sistema pubblico fatto di parità e autonomia delle scuole, di rapporto della formazione con il mondo del lavoro, di competenza e di merito. Nel contratto che avete sottoscritto questo non c’è, anzi c’è un ritorno allo statalismo. Gli accenti di questo statalismo li vediamo là dove si parla di acqua pubblica, di banca pubblica, di centri pubblici per l’impiego. Neanche il giustizialismo e la detrazione eretta a sistema fanno parte della nostra cultura. Di Dostoevskij, signor Presidente del Consiglio, lei potrebbe utilmente consigliare al suo ex allievo, ora Guardasigilli, la lettura della leggenda del Grande Inquisitore nei Fratelli Karamazov; sarebbe un utile insegnamento.
Per noi è centrale il ruolo della famiglia nella vita sociale e siamo contenti che ci sia un Ministero ad essa dedicato, ma quoziente familiare, sostegno alla natalità, conciliazione famiglia-lavoro, eliminazione della prima casa dai criteri per il calcolo dell’ISEE, dove sono le proposte che traducono in fatti la sostenuta – a parole – centralità della famiglia?
Infine, signor Presidente, la sussidiarietà, che è un principio costituzionale e non è un contentino al terzo settore è un principio metodologico – e concludo – che riguarda il mondo del lavoro, della sanità, della scuola, del welfare, un modo di concepire il rapporto e la collaborazione tra Stato e società, tra istituzioni e corpi intermedi. Rivendica, cioè, la centralità della persona e il suo protagonismo pubblico.
Per questo – e la ringrazio, signor Presidente – per tutto questo, augurandole buon lavoro, non voteremo la fiducia ma faremo correttamente il nostro ruolo di controllo dell’operato del Governo e della maggioranza, di stimolo e di proposizione, insomma di opposizione.
 
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