Maurizio Lupi

 Cura Italia: Se manca il pane non dai una brioche
Marzo 16, 2020

Cura Italia: Se manca il pane non dai una brioche

Se manca il pane non dai una brioche.

Abbiamo collaborato con il governo presentando le nostre proposte, e in questi giorni insieme agli altri partiti dell’opposizione in un confronto assiduo, e dopo una lunga fase di indecisione finalmente il governo ha approvato il ‘decreto marzo’. Questo ritardo ha già provocato incertezze a tutti coloro che in questi giorni dovevano adempiere alle scadenze fiscali.

I 25 miliardi stanziati sono un primo importantissimo segnale, ma ricordiamoci che se manca il pane non possiamo dire alla gente che possono mangiare brioche.
Occorre più coraggio e interventi più decisi per l’intero sistema industriale che è la a spina dorsale dell’Italia, dalle micro imprese alle grandi.

L’unico criterio con cui giudicheremo il provvedimento in Parlamento sarà, come abbiamo già detto, che i provvedimenti siano per #tutti, che entrino in vigore #subito e che siano realizzabili in maniera #semplice, senza pastoie burocratiche.
Occorre quindi un confronto urgente in Parlamento, anche perché sulla parte fiscale c’è molto da migliorare, ci sono proposte delle opposizioni, bisogna poterle discutere in modo che possano essere recepite, come già successo per lo scostamento di bilancio. L’unità da tutti invocata si costruisce così.

Noi chiediamo che venga salvaguardata l’esistenza delle #imprese italiane che esportano e che oggi rischiano di non essere in grado di tener fede al rispetto dei contratti e di dover pagare penali che potrebbero ucciderle definitivamente.

Una nota, infine, su quello che in questo decreto non va assolutamente bene: usare una situazione di emergenza per inserire tra sacrosante norme su sanità e lavoro un comma per nazionalizzare l’#Alitalia è una forzatura scandalosa. Per non dire poi degli altri 600 milioni erogati a favore di una società sull’orlo del fallimento, senza un piano industriale e a pochi mesi dalla generosa regalia di 400 milioni.

Un miliardo per un’azienda che gode già ampiamente di favorevoli ammortizzatori sociali senza discussione in Parlamento.
Non è il momento delle furberie.

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