Maurizio Lupi

 COR. SERA: I TRIBUNALI NON POSSO ENTRARE A GAMBA TESA. GRAVE PRECEDENTE.
Aprile 19, 2021

COR. SERA: I TRIBUNALI NON POSSO ENTRARE A GAMBA TESA. GRAVE PRECEDENTE.

Roma «Il rinvio a giudizio di Salvini è un grave precedente istituzionale» dice Maurizio Lupi, leader di Noi con l’Italia, uno dei partiti che anima il centro del centrodestra.

Dunque, ritiene che la vicenda Open Arms sia un attacco politico al leader della Lega?
«Si può condividere o non condividere la scelta di un ministro dell’Interno in materia di migrazione. Ma di certo non possono essere i tribunali ad entrare a gamba tesa».

Sta dicendo che la magistratura si sta servendo delle inchieste per indebolire Salvini?
«Sto semplicemente affermando che questo rinvio a giudizio non fa bene alla magistratura, anche perché giunge dopo il caso Palamara, e dopo due decisioni opposte che hanno riguardato lo stesso Salvini. Fatta questa premessa, c’è una cosa che mi ferisce ancor più».

Quale?
«Una parte della classe dirigente, e mi riferisco al campo del centrosinistra, non comprende che continua ad essere a rischio l’equilibrio tra poteri dello Stato. Mi sarei aspettato che in un clima di unità nazionale, come quello odierno, si lavorasse tutti per ridare dignità alle istituzioni e il peso giusto tutti i poteri dello Stato. E invece, continua questo singolare dibattito fra guelfi e ghibellini».

E già finita la stagione dell’unità nazionale?
«No, ma la sinistra ha perso una grande occasione. Sono stupito che non abbia espresso solidarietà all’ex ministro Salvini»

Non trova che spesso sia proprio Salvini il primo a piantare bandierine e ad attaccare gli alleati di governo?
«Beh, chi è senza peccato scagli la prima pietra. Devo dire che con senso responsabilità Matteo sostiene l’esecutivo Draghi. Detto questo, sono legittime le sottolineature identitarie a condizione che siano una ricchezza per l’azione dell’esecutivo. Se invece lo indeboliscono non aiutano nessuno di noi».

Lei crede alla svolta moderata di Salvini?
«Lo dicono i fatti».

Il 26 aprile riapriranno i ristoranti e i bar. Ha vinto il centrodestra?
«No. Ha vinto il ritorno alla politica che decide e che scommette sulla responsabilità e sulla libertà più che sulla costrizione. Quello che non possiamo sottovalutare è la tensione sociale che si sta sviluppando. Fa bene il premier a scommettere sul senso civico dei cittadini. Basta stop and go, questo crea incertezza mentre con questa svolta, con la programmazione delle riaperture, si potrà guardare con più certezza al futuro».

Giorgia Meloni sostiene che le riaperture sono «una presa in giro».
«E semplicemente la differenza tra chi si assume la responsabilità di governare e chi siede all’opposizione».

Reggerà la coalizione?
«In questi anni il centrodestra ha dimostrato di essere una forza compatta e coesa.
Dalla maggioranza o dall’opposizione continueremo a fare battaglie comuni. E lavoreremo assieme per scegliere i candidati di Roma, Milano, Bologna, Napoli e Torino. Tutto questo potrà avvenire a una condizione».

Quale?
«Senza una forte presenza del centro la proposta del centrodestra sarà debole».

A Milano il favorito sembra essere Gabriele Albertini. E questa la ricetta per vincere?
«Milano la conosciamo bene sia io, sia Berlusconi che Salvini e La Russa. Acquisiamo la disponibilità dei candidati e poi tiriamo le somme».

E se fosse Lupi il candidato per Milano?
«No, non esiste».

 

 

Intervista di Giuseppe Alberto Falci al Corriere della Sera del 19/04/2021

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