Maurizio Lupi

 INTERVISTA SUL CORRIERE: Ora Conte vada a dimettersi. Non entreremo mai in un governo così.
Gennaio 20, 2021

INTERVISTA SUL CORRIERE: Ora Conte vada a dimettersi. Non entreremo mai in un governo così.

ROMA «Se fossi in Conte io andrei subito da Mattarella per dimettermi».
Maurizio Lupi, leader di Noi per l’Italia, componente moderata del centrodestra, non ha dubbi.

Lo farebbe perché non c’è la maggioranza assoluta?
«Ci sono stati altri governi che sono sopravvissuti anche senza maggioranza assoluta. Lo facemmo anche noi col governo Berlusconi nel 2010, ma fu un errore perché cadde nel 2011 per la sua debolezza politica. È il motivo per cui andare avanti come nulla fosse sarebbe un enorme errore».

Conte ha chiesto l’aiuto di riformisti, liberali, popolari. Non potrebbero essere loro a sostenerlo, formando un gruppo nei prossimi giorni?
«Ma un governo non è mai una mera sommatoria di sigle. Non è una porta girevole
esce Italia viva, entrano altri. Questo governo non potrà avere i riformisti perché l’azione del Conte 2 è tutto tranne che riformista, basta pensare alle riforme nemmeno abbozzate della giustizia
della Pubblica amministrazione, del Fisco. Non avrà liberali, perché è un esecutivo il più distante possibile dall’idea di liberalismo e libertà: non è vicino alle imprese, si regge sull’assistenzialismo, lo
Stato è ovunque. E lo stesso vale per i popolari: dov’è la sussidiarietà, il rapporto con la società civile?».

Quindi voi non lo sosterrete nemmeno in futuro, come molti chiedono in nome della responsabilità?
«Assolutamente no, non entreremmo mai in un governo fatto di sigle e non di contenuti e di valori. La responsabilità è sempre collegata alla verifica concreta di costruire il bene comune. Mai potremmo
sostenere un esecutivo in cui il premier per barcamenarsi tra le diverse forze che lo sostengono è arrivato a mettere sullo stesso piano la Cina e gli Usa, salvo poi in sede di replica doversi correggere per l’enormità della cosa detta».

E l’appello alla responsabilità che arriva da più parti per evitare il caos in un momento drammatico?
«Ma basta con questi appelli moralistici che fanno male al Paese. Non è un disastro, se cade il governo si va alle elezioni. C’è l’emergenza Covid, ma ormai sappiamo quello che si deve fare, che misure possono essere prese. Si può continuare a vaccinare, a curare, a decidere anche se si va al voto. Abbiamo un super commissario che fa tutto, lo farà anche in campagna elettorale! Anche gli Usa hanno
l’emergenza Covid, ma quando Trump ha fatto intravedere la possibilità di rimandare il voto giustamente sono insorti tutti».

Quindi che strada vede?
«Conte dovrebbe dimettersi e verificare se è in grado di formare un altro governo non con senatori in ordine sparso, che non rispondono a un appello alla responsabilità ma a un interesse personale non
con sigle e siglette, ma autorevole, forte. Se, come io credo, le condizioni non ci sono anche il centrodestra può provare a formare il governo. Altrimenti si va a votare. Saranno gli elettori a decidere
chi dovrà affrontare il tema della ripresa per l’Italia».

Come vedrebbe un governo di larghe intese?
«Per noi quello che serve è un governo autorevole e forte. La strada dell’unità nazionale a oggi non è sul tavolo, non si può programmare a tavolino. Prima si faccia chiarezza, poi si vedrà quali strade si potranno percorrere».

Ora Renzi è con voi all’opposizione: si può immaginare un rapporto di collaborazione con lui in futuro?
«Noi siamo nel centrodestra senza dubbi, perché pensiamo che sia importante una
componente moderata per renderlo più forte, credibile, capace di governare, ed è positivo che Salvini lo abbia capito e oggi coinvolga tutte le forze in ogni passaggio. Renzi non può essere criminalizzato,
non è il pazzo che fa saltare tutto per piacere personale. Ha evidenziato problemi politici veri – scuola, sussidiarietà, uso delle risorse del Recovery- che anche noi vediamo, come li vedevano perfino
Pd e M5S. La storia di Renzi è diversa dalla nostra, ma l’opposizione si arricchisce col suo contributo».

 

Intervista di Paola di Caro sul Corriere della Sera del 20/01/2021

 

 

 

 

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